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by Magli

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CGUE, Conclusioni dell’avv. generale Nicholas Emiliou 30.10.2025, causa C-747/22

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Basic Income – beneficiaries of international protection – Articles 26 and 29 of Directive 2011/95/EU – equal treatment in access to the labour market and in social assistance benefits – ten-year residence requirement, including the last two consecutive years – Article 2 of Decree-Law 4/2019, converted into Law 26/2019 – incompatibility with the Directive – existence.

Articles 26 and 29 of Directive 2011/95/EU must be interpreted as precluding national legislation, such as Article 2 of Decree-Law No. 4/2019, converted into Law No. 26/2019, which subjects the access of beneficiaries of international protection both to measures aimed at facilitating entry into employment and to an economic benefit intended to satisfy the basic needs of the household—namely, the Basic Income—to the requirement of ten years of residence in the national territory (including the last two consecutively).
This conclusion does not conflict with the case-law of the Italian Constitutional Court, both because the notion of social assistance, with regard to beneficiaries of international protection, is an autonomous concept of EU law and is not left to the discretion of national legal systems, and because the conditional nature of the benefit does not exclude its function of combating poverty, and, in any event, because requiring prior territorial integration from persons present on the national territory for reasons of protection is unreasonable and contrary to the objectives and spirit of the Directive.

Reddito di cittadinanza - titolari di protezione internazionale – artt. 26 e 29 direttiva 2011/95/UE – parità di trattamento nell’accesso al mercato del lavoro e nelle prestazioni di assistenza sociale - requisito di 10 anni di residenza di cui gli ultimi due continuativi – art. 2, d.l. 4/2019, conv. in L. 26/2019 - contrasto con la direttiva – sussistenza.

Gli artt. 26 e 29 della direttiva 2011/95/UE devono essere interpretati nel senso che essi ostano a una normativa dello Stato membro, quale l’art. 2 del d.l. n. 4/2019 conv. in L. 26/19, che subordina al requisito di 10 anni di residenza nel territorio  nazionale (di cui gli ultimi due continuativi)  l’accesso dei titolari di protezione internazionale sia ad attività volte ad agevolare l’accesso all’occupazione, sia ad una prestazione economica destinata a soddisfare bisogni elementari del nucleo familiare, quale è il reddito di cittadinanza; tale conclusione non confligge con l’orientamento in materia della Corte costituzionale italiana sia perché la nozione di assistenza sociale, per i titolari di protezione internazionale, è nozione autonoma del diritto dell’Unione e non è rimessa agli ordinamenti nazionali, sia perché il carattere condizionale della prestazione non esclude la sua funzione di contrasto alla povertà, sia, in ogni caso, perché la richiesta di un pregresso radicamento territoriale a chi si trova sul territorio nazionale per ragioni di protezione è irragionevole e contraria agli obiettivi e allo spirito della direttiva.

Leggi l\'articolo di Alberto Guariso, Nuove contraddizioni nella disciplina delle prestazioni di contrasto alla povertà: il d.l. n. 146/2025 conv. in l.n.179/25.

Testo del provvedimento