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Trib. Busto Arsizio, sez. lavoro, 16.5.2025, est. Molinari, Associazione Nazionale Lotta alle Discriminazioni c. RAI. Radio Televisione Italiana s.p.a.
| | |Discriminazione per convinzioni personali – circolare RAI 5.5.2025 – referendum dell’8 e 9 giugno e concomitanti ballottaggi delle elezioni amministrative - obbligo di dipendenti e collaboratori di comunicare all’azienda le candidature elettorali - obbligo di fruizione di ferie, permessi aspettativa non retribuita o di richiesta di sospensione temporanea del rapporto – sussistenza della discriminazione.
La circolare RAI del 5.5.2025 laddove impone a tutti i dipendenti e collaboratori di comunicare la loro accettazione a candidature elettorali, nonché nell’imporre ai primi di fruire di ferie o recuperi ovvero di chiedere di essere collocati in aspettativa non retribuita fino al giorno della chiusura dei seggi e ai secondi di chiedere la sospensione temporanea del rapporto per il medesimo arco temporale, costituisce una discriminazione diretta e collettiva sulla base delle opinioni personali; le suddette previsioni infatti penalizzano, sotto il profilo sia economico che delle condizioni di lavoro, coloro che in forza della libertà di pensiero e associazione esprimono nel loro privato extra lavorativo una legittima opinione o ne condividono il valore o anche solo aderiscono idealmente a enti o organismi referendari o politici, rispetto agli altri lavorati o collaboratori, che non esprimono opinioni o non agiscono attivamente nel loro privato extra lavorativo.
La circolare RAI del 5.5.2025 laddove impone a tutti i dipendenti e collaboratori di comunicare la loro accettazione a candidature elettorali, nonché nell’imporre ai primi di fruire di ferie o recuperi ovvero di chiedere di essere collocati in aspettativa non retribuita fino al giorno della chiusura dei seggi e ai secondi di chiedere la sospensione temporanea del rapporto per il medesimo arco temporale, costituisce una discriminazione diretta e collettiva sulla base delle opinioni personali; le suddette previsioni infatti penalizzano, sotto il profilo sia economico che delle condizioni di lavoro, coloro che in forza della libertà di pensiero e associazione esprimono nel loro privato extra lavorativo una legittima opinione o ne condividono il valore o anche solo aderiscono idealmente a enti o organismi referendari o politici, rispetto agli altri lavorati o collaboratori, che non esprimono opinioni o non agiscono attivamente nel loro privato extra lavorativo.
Discrimination based on personal beliefs – RAI Circular of 5 May 2025 – referendum of 8–9 June and concurrent municipal runoff elections – obligation for employees and collaborators to disclose electoral candidacies – requirement to use vacation time, leave, unpaid leave, or request temporary suspension of the working relationship – existence of discrimination.
The RAI circular dated 5 May 2025, insofar as it requires all employees and collaborators to disclose their acceptance of electoral candidacies, and further obliges the former to take vacation days, accrued leave, or to request unpaid leave, and the latter to request temporary suspension of their contractual relationship until the close of polling stations, constitutes direct and collective discrimination based on personal opinions. These provisions, in fact, penalize—both economically and in terms of working conditions—those who, by exercising their freedom of thought and association, express in their private, non-working life a legitimate opinion, or who support or even merely identify ideologically with referendum or political entities, compared to other employees or collaborators who do not express opinions or are not actively engaged in their private life.
The RAI circular dated 5 May 2025, insofar as it requires all employees and collaborators to disclose their acceptance of electoral candidacies, and further obliges the former to take vacation days, accrued leave, or to request unpaid leave, and the latter to request temporary suspension of their contractual relationship until the close of polling stations, constitutes direct and collective discrimination based on personal opinions. These provisions, in fact, penalize—both economically and in terms of working conditions—those who, by exercising their freedom of thought and association, express in their private, non-working life a legitimate opinion, or who support or even merely identify ideologically with referendum or political entities, compared to other employees or collaborators who do not express opinions or are not actively engaged in their private life.