1. La questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Milano con l’ordinanza in esame ripropone il tema…
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La compressione di un diritto (e dunque la condizione di “svantaggio” considerata dal diritto antidiscriminatorio) può, come…
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Due le questioni decise con la sentenza n. 143 del 2025 dalla Corte costituzionale sull’incidente di costituzionalità…
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Nuovo, ennesimo rinvio alle Sezioni unite civili sul tema della gestazione per altri (GPA). Difficile la Prima…
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Il Tribunale di Bergamo, in funzione di giudice del lavoro, ha ordinato all’INPS di “modificare … il…
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Con sentenza 29.7.2024 nelle cause riunite C-112/22 e 223/22, la Corte di giustizia ha dichiarato che il requisito di 10 anni di residenza in Italia per accedere al reddito di cittadinanza (RDC) previsto dal D.L. 4/2019 è in contrasto con l’obbligo di parità di trattamento di cui all’art. 11, par. 1, lettera d) della direttiva n. 2003/109. Secondo la Corte, tale discriminazione (da considerarsi indiretta perché il requisito era previsto anche per i cittadini italiani) non è giustificata dalla finalità di riservare la prestazione solo ai lungo soggiornanti che siano residenti da più lungo periodo e pertanto, secondo l’argomentazione proposta dall’Italia in difesa del requisito del soggiorno, maggiormente integrati.
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Gli accomodamenti ragionevoli sono un obbligo per i datori di lavoro ai sensi della legislazione dell’UE dal…
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È passato appena un anno dall’intervento della Cassazione che ha segnato una netta presa di posizione nella querelle sviluppatasi…
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Se l’art. 5 della l. n. 223/91 pone precisi limiti al potere datoriale di individuare i lavoratori…
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Ci eravamo già occupati della vicenda del licenziamento della lavoratrice, ceduta quando ancora in prova ad altro…